Il catalogo si apre con la foto di Pink Rabbit, monumentale opera ludica di Land Art dei Gelitin, che dal 2005 domina la collina nei pressi di Artesina, in Piemonte, dove sembra misteriosamente caduta dal cielo e dove resterà fino a che gli agenti atmosferici non l’avranno definitivamente consumata. A seguire due lavori pittorico-mnemonico di Noga Inbar e Ian Tweedy, in cui appare chiara la predilezione dell’artista nei confronti di quegli oggetti del passato, spesso vecchi libri o documenti, dove ogni centimetro di superficie è custode di una memoria e di una storia ormai passate. La selezione di opere prosegue con l’astrazione situazionista di Alexander Wolff, la pittura narrativo-sociale di Alessandro Pessoli, Domenico Piccolo e Francis Alÿs e la pittura pedagogico-collettiva di Adelita Husni-Bey che, nonostante la giovane età, può vantare l’invito al Padiglione Italia alla Biennale di Venezia del 2017.
Da sottolineare come la pluralità dei media utilizzati nell’arte degli ultimi decenni trovi ampio spazio in quest’asta: dalla fotografia alla pittura, dall’installazione alle riviste, questi ultimi oggetti di uso quotidiano che, rielaborati da Clement Rodzielski e Luca Bertolo, assumono nuovi significati concettuali.
Gianmarco Montesano fa da preludio alla progressiva semplificazione della pittura di Marco Neri e Andrea Chiesi, presenti in catalogo rispettivamente con tre e quattro lotti, mentre Tony Just, Sean Landers e Davide La Rocca mostrano come il ritratto dell’uomo contemporaneo possa essere riattualizzato attraverso nuovi linguaggi. Entrambe le opere di La Rocca, infatti, non mirano a riprodurre con la maggior precisione possibile il modello ma, piuttosto, analizzano quel processo visivo di frammentazione molecolare e caleidoscopica che ha come fine quello di investigare le maglie del reale.
La sezione del catalogo dedicata all’installazione si apre con due lavori di Eva Marisaldi, entrambi capaci di dialogare con l’ambiente, in modo particolare “Eco”, opera costituita da venti cerchi ginnici, per poi proseguire con Gregor Schneider, altro grande nome del panorama contemporaneo, qui rappresentato con due esempi significativi della sua attività degli ultimi decenni, fino al progetto di una parete installativa di Giuseppe Armenia e all’”Occhio del mondo” di Mario Bottinelli Montandon
Uno degli highlights della vendita è costituito della splendida Polaroid di grande formato di Vanessa Beecroft, tratta dalla performance VB21, realizzata nel giugno del 1996 presso la Galleria Massimo de Carlo, mentre“Artabeth” di Lorenzo Marini introduce le storie visionarie, sociali e futuribili di Magda Tóthóva. I ritratti fotografici dell’uomo contemporaneo spaziano dall’ignavo di Domenico Mangano allo studente che cresce di Paola di Bello, dalla pornostar di Matteo Basilé fino all’iconica opera tratta da “Padiglione Clandestino” di Sislej Xhafa. Quest’ultima, realizzata nel 1997 in occasione della 47esima edizione della Biennale di Venezia, vede l’artista in abiti da calciatore, con pallone e zainetto sulle spalle, impersonare un itinerante padiglione albanese, vista l’assenza della nazione all’interno del circuito istituzionale della manifestazione artistica, riflettendo allo stesso tempo su concetti quali l’appartenenza, i diritti umani e il confronto con l’altro, temi chiave dei suoi progetti.
Un piccolo nucleo di arte cinese, con Wang Yigang e Yan Huang, e la splendida tela di James Brown, preludono a una selezione di raffinate opere oggettual-installative di Nico Vascellari, Francesco Arena e Jacopo Mazzonelli, che esaltano la loro concettualità nell’uso sapiente dei materiali che le compongono.
Il catalogo prosegue con quattro preziose quanto ironiche opere di Maurizio Cattelan: in “Punizioni”, tratta dall’iconico ciclo iniziato già nei primi anni ’90, l’artista ridicolizza gli esercizi scolastici alienanti e inutili, diventando metafora della visione che l’artista ha della società. I lotti 65 e 67 sono invece legati al progetto del 1991 “A.C. Forniture Sud" in cui Cattelan allestisce una squadra di calcio interamente composta da nordafricani, che gareggiava in regolari competizioni regionali, il cui sponsor, la fittizia compagnia di trasporti “Rauss”, era un chiaro riferimento alla frase nazista Juden raus. Opere, quindi, dalle profonde implicazioni sociali e culturali, che l’artista scelse di vendere abusivamente a Bologna Arte Fiera in occasione di una delle sue prime contestazioni esplicite verso il sistema del mercato dell’arte.
I lotti successivi sono invece dedicati alle ardite strutture formali di Pierre Poggi, Art In Ruins, Riccardo Gusmaroli e Jacopo Prina e alla pittura espressionista di Charles Moody e Ann Craven, presentata con una tela del 2003 dedicata a uno dei suoi soggetti più tipici e riconoscibili.
Trovano spazio all’interno del catalogo ben quindici nazionalità, a testimonianza di quanto la selezione dei lotti sia stata rivolta al circuito internazionale dell’arte contemporanea, nella costante ricerca della qualità che, siamo certi, saprà soddisfare le esigenze collezionistiche.