Michelangelo Pistoletto
 

Il Bagno Turco (lot. 107) è un lavoro prodotto negli anni ’70 ed appartiene ad uno dei filoni di ricerca più conosciuti e apprezzati della sua produzione. In questo articolo andremo ad esplorarne le caratteristiche principali e la sua più ampia relazione con l’estetica di uno degli artisti più eminenti nel panorama dell’Arte Povera. 

Il Bagno Turco è una serigrafia su lastra di acciaio Supermirror. Si tratta di un materiale particolare, la cui levigatura ne rende la superficie riflettente e permette così la compenetrazione visiva tra l’immagine e lo spazio circostante. La figura centrale dell’odalisca di spalle cambia così contesto a seconda di dove l’opera è esposta e a seconda della presenza o meno di spettatori, il cui riflesso viene immediatamente catturato dall’acciaio levigato. Il tema del bagno turco che caratterizza questo lotto proviene dalla lunga tradizione orientalista dell’arte dell’Ottocento. Si pensi ad esempio all’omonima opera di Jean-Auguste Dominique Ingres, che ritrae una figura con uno strumento musicale nella medesima posizione. Simili riferimenti storico-artistici ai grandi nomi del passato caratterizzano l’opera di numerosi artisti italiani negli anni ’70 e mostrano la svolta postmoderna del panorama artistico nazionale. Si vedano, a tal proposito, le importanti opere di Mario Schifano presenti in asta e trattate in un precedente articolo.

Nell’opera di Pistoletto, lo strumento dello specchio riflettente serve a mettere in crisi la distinzione spaziale tra opera d’arte e mondo reale. Mentre l’estetica modernista degli anni ’20 e ’30 aveva favorito un’idea dell’opera d’arte come dimensione assoluta e a sé stante (si pensi ad esempio alla pittura astratta di Pollock e Rothko, dove il quadro è strettamente definito dai limiti della tela), il nuovo sentore introdotto dall’Arte Povera porta gli artisti a sperimentare con il sottile confine tra vita e arte. In tal senso, le opere riflettenti di Pistoletto si animano nell’interazione con lo spettatore e cambiano a seconda del contesto in cui sono esposte. Questi lavori, anche noti come quadri specchianti, rappresentano il tentativo dell’artista di creare una compenetrazione tra superficie pittorica e realtà tridimensionale. Si tratta di un procedimento già esplorato, con risultati molto diversi, da artisti quale Lucio Fontana, le cui tele perforate, tagliate, miravano ad annullare l’illusione bidimensionale del quadro dandogli così un valore metafisico.

I quadri specchianti di Pistoletto sono opere iconiche per via del loro incredibile fascino visivo, dovuto all’effetto cangiante della superficie metallica. Si tratta inoltre di lavori che hanno generato un’eredità critica vasta, influenzando la produzione di artisti successivi. Ad esempio, Maurizio Cattelan, una delle figure più influenti del panorama artistico italiano e internazionale, ha dichiarato di avere iniziato il proprio rapporto con il mondo dell’arte dopo aver visto uno dei quadri di Pistoletto esposto nella vetrina di una galleria di Padova (Bonami F., Maurizio Cattelan, Autobiografia non autorizzata). Per questo motivo, le opere di Pistoletto si situano in un contesto relazionale ampio e rappresentano uno stadio cruciale nello sviluppo dell’arte italiana nella sua transizione dall’estetica modernista verso una sensibilità più contemporanea. Il Bagno Turco rappresenta questo stadio intermedio nel processo evolutivo e mette in mostra uno degli aspetti più conosciuti ed apprezzati della produzione di Pistoletto.