Si tratta di lavori postumi, prodotti nel 1968 a partire da design originali dell’artista ad un anno di distanza dalla sua morte. La produzione seriale di Magritte è alquanto limitata, il che rende questi tre lotti particolarmente preziosi. Ciascuno dei lavori è numerato e completato dal timbro-firma dell’artista.
Magritte è senza dubbio più conosciuto presso il grande pubblico per via dei suoi dipinti. Ciò nonostante, le sue grafiche mostrano tutti gli elementi normalmente associati alla sua produzione pittorica. Un esempio lampante è Man with a bowler hat (lotto no. 127), in cui il tema surreale è dato dall’inversione della testa e del cappello: contrariamente alle aspettative, il cappello “indossa” il suo portatore, che appare posizionato in bilico sulla sommità dell’accessorio. Il segreto di Magritte sta nella resa realistica di ciascun oggetto, con l’effetto dell’assurdo evocato solamente per mezzo della composizione.
Un’altra opera che sfrutta stratagemmi simili per attirare l’attenzione dell’osservatore è L’Art de Vivre (lotto no. 128), il cui soggetto era stato ideato da Magritte in forma pittorica già negli anni ’40. La stampa rappresenta una figura maschile, vestita con un completo formale tipico degli ambigui personaggi messi in scena dal pittore. La sagoma appare tuttavia decapitata e al di sopra del collo, fluttuante, compare una sagoma circolare, una sorta di luna dal colore rosa pallido, su cui sono tratteggiati i segni di un’espressione fugace e sdegnosa. La composizione appare fin da subito assurda: benché ad un primo sguardo si riesca a ricostruire la figura umana, il volto fluttuante dona all’immagine un’aura inquietante, enfatizzata ulteriormente dal contrasto con il paesaggio montuoso tratteggiato in maniera essenziale ma naturalistica.
Ultimo lavoro proposto in catalogo è L’oeil (lotto no. 126). Come in L’Art de Vivre, Magritte impiega la forma circolare per attrarre l’attenzione. In questo caso, il cerchio incornicia il soggetto, usando i contorni scuri per dare un taglio netto all’immagine. Il centro della composizione diventa così l’occhio verde che confronta in maniera diretta lo spettatore. La figura che osserva è lasciata relativamente indistinta e anonima: si può intuire che si tratti di una donna, per via dei capelli lunghi che Magritte fa intravedere sulla sinistra, così come per le ciglia marcate, ma è difficile produrre ulteriori considerazioni. Proprio questo senso di mistero ricrea la medesima atmosfera degli altri due lavori, benché il soggetto non possa essere definito in sé e per sé surreale. D’altro canto, il focus sull’occhio all’interno di una cornice circolare, che rimanda idealmente ad elementi naturali quali la luna, può essere ricollegato ad altre creazioni del Surrealismo europeo, come ad esempio il famoso lavoro cinematografico Un Chien Andalou prodotto nel 1929 da Luis Bunuel e Salvador Dalí. Le tre grafiche di Magritte mettono in mostra un lato meno conosciuto della sua produzione. Si tratta di lavori rari, che permettono tuttavia di avvicinarsi alla figura del gigante del Surrealismo belga ad un prezzo particolarmente accessibile.