Joseph Beuys: arte e sciamanesimo in mostra ad Art-Rite
 

Universalmente noto per le sue performance fortemente improntate verso un attivismo politico dai toni anarchici e libertari, Beuys si è lasciato alle spalle, prima ancora delle sue opere, il mito dell’artista-sciamano, associato al suo particolarissimo modus operandi e ad una serie di materiali (il grasso, il feltro, il miele) unici nel contesto della storia dell’arte. Art-Rite ha dunque il piacere di presentare, nel corso della prossima asta U-3 del 25 Settembre, tre lavori associati a questo grande autore.
Beuys nasce nel 1921 in Germania. La sua gioventù fu influenzata dall’esposizione alla propaganda nazista (l’artista fece parte, come comune per l’epoca, del gruppo della Gioventù Hitleriana) e, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, fu arruolato come operatore radio per la Luftwaffe. E’ proprio questo uno dei momenti chiave nella storia personale di Beuys, il cui aereo fu colpito dalle forze alleate durante una missione in Crimea. Miracolosamente sopravvissuto all’incidente, l’artista dichiarò di essere stato salvato da un gruppo di nomadi tartari, che lo avrebbero tenuto al caldo avvolgendolo in una coperta di feltro, materiale divenuto poi protagonista delle sue opere. All’indomani del conflitto, Beuys si dedica alla creazione di opere d’arte che promuovono la libertà e l’iniziativa individuali, in opposizione alle ideologie che hanno invece segnato la sua giovinezza. A questo aspetto si affianca anche un interesse spiccato per l’ecologia, secondo l’idea che l’uomo può prosperare solamente in un ecosistema protetto e vitale.

Per questi motivi, Beuys si fece anche portavoce di una serie di iniziative politiche, tra cui la fondazione del partito politico tedesco I Verdi, per cui l’artista si presentò più volte come candidato (ma senza successo).
I tre lotti presentati da Art-Rite (no. 116,117,118) mettono in mostra il profilo iconico di Beuys, prendendo parte al mito da lui creato fino alla sua morte avvenuta nel 1986. Ad esempio, il lotto numero 118 rappresenta un vero e proprio documento della storia espositiva dell’artista, trattandosi di un biglietto d’invito per la mostra tenutasi a Bonn presso Galerie Klein nel 1973. Si tratta di un lavoro misto, dal momento che Beuys ha firmato un multiplo rappresentante un disegno di Jonas Hefner, un artista suo contemporaneo che non godette della medesima fama. Mentre il lotto non può essere considerato un’opera d’arte nel senso più tradizionale del termine, rimane capace di evocare la fitta rete di rapporti e relazioni che caratterizza il mondo dell’arte e di cui Beuys fece parte a suo tempo.
Altra opera di grande interesse è Levitazione in Italia (lotto no. 116), una litografia che rappresenta le gambe dell’artista durante un atto di levitazione. I piedi sono mostrati distaccati da terra, lasciando però intuire in maniera ironica il processo di realizzazione, che consiste nel riprendere l’artista sdraiato a terra, come intuibile dalla piega dei pantaloni. La levitazione è un soggetto ricorrente nella produzione degli artisti che, come Beuys, lavorarono nell’alveo di Fluxus, il movimento che negli anni ’60 si fece carico dell’eredità del dadaismo. Si pensi ad esempio al lavoro Volo nel vuoto realizzato da Yves Klein nel 1960, in cui l’artista è ritratto nell’atto di levitare da terra (in verità, la fotografia lo riprende mentre si sta gettando dal primo piano di un’abitazione, atto che, pare, gli costò la slogatura della caviglia).
La proposta di Art-Rite getta luce sulle influenze di Beuys come artista, così come sul suo ruolo all’interno del variegato mondo dell’arte a cavallo tra gli anni ’70 e ’80. Tutti i tre lotti presentano la firma dell’artista e dunque definiscono un legame diretto con il mito di questo grande genio.