La Poesia Visiva visse, nel decennio a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta del ‘900, un momento di grande prosperità culturale. Nata formalmente in seno alle avanguardie artistiche più concettuali, trovò una propria forma in una varietà di declinazioni formali che la resero uno dei movimenti artistici, più amati di quel periodo.
Tra i suoi massimi esponenti Lamberto Pignotti, arista e studioso delle forme di comunicazione. Pignotti andò oltre l’utilizzo delle parole nelle sue tele. Egli teorizzò il concetto di "cultura del neo-ideogramma" riferendosi alla nuova civiltà dell'immagine, della tecnologia e dei mass-media, dove l'arte, la letteratura e la cultura venivano usate in modo semplificato come strumenti di comunicazione a fini divulgativi, spesso commerciali.
L’incontro con la Poesia Visiva, Jiri Kolar lo visse ante tempo, come una sorta di imprescindibile incontro con la storia. Era il 1942, quando insieme al teorico dell'arte Jindřich Chalupecký, allo scultore Ladislav Zívr, al pittore František Hudeček, ai poeti Ivan Blatný, Jiřina Hauková, Josef Kainar e ad altri artisti fonda il "Gruppo 42", una scuola d’avanguardia boema che si prefiggeva di lavorare a un dialogo tra poesia e pittura.
Tra il 1959 ed il 1961 Kolar inizia la serie "poesie in silenzio": testi che rompono con la poesia verbale e spingono ad una decostruzione del poema.
Kolar scelse però di essere un visual artist e guardare al mondo attraverso le immagini, decifrando la realtà per ricostruirla nell’opera d’arte pezzo dopo pezzo attraverso i suoi collages che, con la passione che l’artista mise sempre nel proprio lavoro, declinarono fino a diventare intercollages, affreschi di storia tra poesia e immagini.
Sottrarre, con il semplice gesto della cancellatura era parte della poetica di Emilio Isgrò. Togliere in una realtà sociale che, istante dopo istante, veniva gratificata dall’ingresso di prodotti ammiccanti, non importava se davvero utili o meno, fu quasi un gesto catartico.
Le opere di Isgrò si presentarono all’epoca come un rifugio per la mente, distanti dal rumore eccessivo dei nuovi media. Isgrò fu uno degli autori di riferimento per gli artisti concettuali americani della Minimal art. Essi guardarono al suo lavoro come modello per ritrovare l’essenza autentica dell’arte, quella che necessita di un solo gesto, una fonte luminosa, una passeggiata o una cancellatura per esprimere l’essenza piena della vita.
Sarenco si avvicina alla Poesia-Visiva grazie all’incontro con il Gruppo 70 di Firenze, movimento da dove di fatto muovono le prime istanze della Poesia-Visiva stessa. Il suo contributo al movimento si contraddistinse per il tono graffiante e caustico con cui elaborava testi epigrammatici che associava ad immagini. Sarenco usò con sapienza le tecniche del collage, dell’assemblage e della tela emulsionata per creare opere a forte impatto visivo come strumento di lotta politica e culturale.